Disegni

El Don Sabinar, el arbol bandera

2022, grafite su carta, 30X40 cm.

el don sabinar, cipresso battuto dal vento sulla scogliera sul mare

Uno dei luoghi più emblematici di El Hierro, nell’arcipelago delle Canarie, è la Dehesa del Sabinar, un boschetto aperto di ginepri ritorti dalla forza dei venti alisei.

Queste piante crescono molto lentamente, adottando forme insolite, inclinate, quasi impossibili. Squilibrati e contorti, sembrano sfidare le leggi della Natura, sono detti gli alberi bandiera.

El Don Sabinar è il Padre che sovrasta, dall’alto della scogliera, tutta la piana dei ginepri nella parte sud-occidentale dell’isola. Questo rugoso albero prostrato, ma non sconfitto, è maestoso nella sua spettacolare contorsione, enorme e bellissimo, congelato, sensibile e tenace in questa figura urlante contro il vento.

I rami più battuti dalle intemperie si sono inclinati verso la terra, emettendo radici e nuovi rami verdi e rigogliosi.

“Abbiamo molto da imparare da queste meravigliose creature: nella differenza tra prosperare e deperire risiede la consapevolezza di chi siamo.”
Alessandro Marangon

 

Dune

2022, grafite su carta, 30X40 cm.
Tamerici sulle dune con sfondo il mare all'orizzonte

La giornata è fredda, nonostante il sole novembrino, l’inverno è alle porte, me lo suggerisce una frizzante brezza che mi punge il viso.

Ho camminato per il sentiero che mi porta alla spiaggia respirando i profumi della pineta.
L’ultima duna che mi divide dal mare è popolata da pioppi e tamerici battuti dal vento e dalle intemperie, come una piccola città, ogni abitante custodisce un suono, un movimento, una forma, nella sacralità degli spazi, sabbiosi ed umidi, in cui dimora.

Ho la mia vecchia macchina analogica con la lente di plastica nella mia sacca. La estraggo e scatto. Dieci anni dopo quella foto diverrà fonte d’ispirazione per i miei disegni.

 

Kreuz in  der   h Pfalz

2022, grafite su carta, 30X40 cm.

due cipressi con una croce come monumento al centro

E’ estate, la giornata volge all’imbrunire sulla campagna renania, dai finestrini della macchina entra l’aria mite della sera. Scorro lento sulla carreggiata, mi godo il panorama di vitigni ed alberi solitari, nulla oltre me.

Al passare, con la coda dell’occhio scorgo un piccolo monumento, un crocefisso in pietra fra due giovani arbusti.

Urgente è il desiderio di fermarmi a contemplare ancora. Fermo l’auto nel campo tra fili e steppe. Scatto una fotografia.

Ai piedi della statua è scolpita una vecchia scritta in tedesco risalente agli inizi dell’Ottocento.
E’ rovinata dal tempo, provo a leggerla, recita:

«Es sei fern von mir, dass ich mich anders ruhme als in dem kreuz un sers Hern Jesus…».

«Lungi da me la gloria che non sia quella nella croce del nostro Signore Gesù…».

 

Cipresso sulla neve

2022, grafite su carta, 30X40 cm.

Cipresso sulla neve con boschetto sullo sfondo

Sono caduti i primi fiocchi dell’inverno, è domenica mattina,  la città dorme. Decido di uscire a fare due passi, sono mie le prime impronte sul manto bianco, mi piace il rumore che fanno i miei scarponi sulla neve fresca.

Sul Lungosavena gli alberi si sono ricoperti di neve, un cipresso solitario attira la mia attenzione, è tutto scapigliato, quasi buffo nella sua nuova veste, i rami non guardano più il cielo ma sono piegati in basso dal pesante fardello.

Se ne stà lì, non si scompone, e attende, fra qualche giorno la neve si sarà sciolta e lui sarà ritornato alla sua forma retta e fiera.

Non diciamogli che l’ho ritratto tutto spettinato.


Panchina sulla neve

2022, grafite su carta, 30X40 cm.

panchina sulla neve con sfondo un bosco

Nel febbraio 2012 un’intensa nevicata ricoprì l’intera città Bologna. In un sol giorno caddero ben 45 cm di neve fresca.

Tutto il visibile nelle strade e nelle piazze era confinato a pochi particolari. Era il bianco a farla da padrone e dominava tutto il resto, facendo emergere solo l’essenziale.

Sul lungofiume la panchina che era stata mia compagna nelle letture estive se ne stava lì sola nel silenzio, nessuno ancora era venuto
a farle visita.

E chissà quanto tempo sarebbe passato ancora prima di ritornare ad essere animata di vita.

 

Pico Ruivo

2022, grafite su carta, 30X40 cm.

albero bruciato con radici su pietra su sfondo bianco

Nell’arcipelago di Madeira in Portogallo, vi è un sentiero che va da Pico Arieiro a Pico Ruivo, la cima più alta dell’isola.

Si cammina alti sopra vertiginosi strapiombi, si attraversano tunnel di 200 mt, si costeggiano pareti scoscese con cengie rocciose scavate nella pietra.

Nell’agosto del 2010 un violento incendio interessò le pendici orientali di questa vetta popolata da una foresta di laurisilva.
A ricordo di quella tragedia si ergono ancora nella loro magnificenza alberi di alloro pietrificati alla ricerca della luce.

La vita non scorre più nella linfa dei loro rami, ma le cortecce immobili, ombre tangibili del soffio che fu, ne sono a testimonianza.